Il racconto di un pellegrino

Autore: - Sezione: Cultura
Il racconto di un pellegrino

Ci sono momenti in cui ti fermi a riflettere. Credo che a tutti sia capitato di fermarsi, e pensare alla proprio vita. Così, in generale, senza focalizzarsi su un aspetto particolare: pensare a quello che si è fatto fino a quel momento, capire se si è come davvero si vuole essere, o se la smania di apparire ha offuscato il proprio, vero, Io; ancora, riuscire a vedersi nel futuro, cercare e trovare la propria strada, e non perdersi su un mare di sentieri paralleli che portano non si sa dove.Il destino sono convinto agisca per noi: la nostra forza sta nel mettere in campo il massimo delle capacità per giungere alla meta. Ma non da soli: insieme ai nostri valori, ai nostri Ideali, trovati e costruiti lungo la vita fino a quel punto, cercando di non perderli in questo lungo percorso. La vita ci offre innumerevoli occasioni per smarrire questo bagaglio, diverso, unico e particolare per ciascuno di noi: per qualcuno è un insieme di sogni, altri lo riempiono con fatti concreti, con speranze, con valori puri. A questo punto, una volta imboccata una determinata strada, qualcuno si arrende: perché è rimasto solo, ha smarrito i suoi Ideali (se mai li aveva portati con sé): potrà continuare la strada, ma avrà perso la sua essenza. Per questi, ora più leggeri, sarà più facile seguire la massa, correre per stare dietro a qualcun altro, risulterà più facile cambiare direzione quando non sapranno dove andare.
Qualcun altro invece, magari piegato dal suo “fardello”, continua, credendo in quello che porta, non cedendo alla facile comodità, senza compromessi e con lealtà a quello per cui fino a quel momento ha creduto e per il quale ha, anche solo nel suo piccolo, lottato. Non avrà dimenticato il proprio Io, camminerà ed agirà con la propria testa. Certo, in questo modo la meta potrebbe diventare più lontana: ci si metterà più tempo, si faticherà di più, ma con la determinazione, si giungerà al proprio destino. E senza dimenticare il prezioso aiuto di qualche buon amico “carico” come noi, che al nostro passo sappia consigliarci e quando serve spronarci. Spesso mi domandano perché ho voluto fare il cammino di Santiago. E anche se non si direbbe, la trovo una domanda difficile alla quale rispondere. E come me, tanti altri pellegrini con i quali ho condiviso il viaggio. Si potrebbe vedere semplicemente come una vacanza diversa, particolare, oppure come un modo per fare sport: un po’ di sano trekking in alternativa al paesaggio della solita montagna. Per alcuni potrebbe essere visto come un modo di visitare posti nuovi, poco battuti dal turismo generale e ancora “incontaminati”.

Sicuramente tutti questi aspetti sono stati presenti, ma forse è stata solo la voglia di vivere, in piccolo, il viaggio della vita. Il caricarsi le spalle con pochi vestiti e un po’ d’acqua, il faticare per giungere alla propria meta, spesso stringendo i denti a causa di un dolore al ginocchio per qualche salita e discesa di troppo, lo stare insieme a compagni di viaggio ed essere per loro alcune volta locomotiva trainante, altre semplice vagone bisognoso di una spinta. La voglia di fare il cammino mi è nata proprio da questo fermarsi a riflettere; vivere un piccolo viaggio con i suoi piccoli problemi, mettendosi alla prova in qualcosa di nuovo e diverso, per essere poi pronto ad un viaggio ben più grande ed importante. Starà ad ognuno di noi se scegliere la via più comoda, ed essere inevitabilmente spazzati via dal vento, o restare in piedi, con un carico di Ideali, di Valori, che faranno da compagni di viaggio in questo cammino lungo una vita.