Basta repressione! Un grido nel silenzio di Santiago del Cile

Autore: - Sezione: Attualità
Basta repressione! Un grido nel silenzio di Santiago del Cile

In silenzio, passo dopo passo, vestite di nero, in lutto per i caduti e per le vittime delle sistematiche violazioni dei diritti umani, con le mani pulite tenute in alto per far capire che quelle di Sebastián Piñera e del suo governo sono sporche del sangue del popolo cileno, migliaia di donne hanno marciato il 18 gennaio a Santiago per dire BASTA REPRESSIONE.

A noi si sono uniti anche uomini, bambini di tutte le età, un distaccamento della Prima Linea di Difesa della gente di strada per darci protezione. Tutti insieme, tutti uniti in un grido silenzioso per la vita e i diritti umani, un grido silenzioso ma assordante per la Dignità e la Giustizia.

Di particolare rilevanza è stata la richiesta collettiva e trasversale di libertà per i prigionieri politici di Piñera, la maggior parte dei quali sono giovani e adolescenti criminalizzati per aver partecipato all’esplosione sociale con tutto ciò che questo implica. Le prigioni di Piñera sono piene e lui continua ad aggiungere, a perseguitare e criminalizzare.

Continua a tentare dei progetti di legge per ottenere ancora più strumenti legali che gli permettano di limitare le garanzie umane fondamentali di libera espressione, libera circolazione, libera riunione, libera opinione e l’inalienabile diritto umano alla ribellione, al fine di mantenere il potere in un paese dove, insieme al suo governo, non ha ottenuto più del 5% di consensi nei sondaggi e ha quindi perso totalmente e assolutamente la legittimità di guidare il paese.

La lunga marcia ha avuto tre punti di concentrazione. A Plaza de la Dignidad, dove tutti abbiamo cantato El Derecho de Vivir en Paz (Il diritto di vivere in pace) di Víctor Jara; a Cerro Huelén, dove abbiamo ballato La Cueca Sola, la danza nazionale che in questa versione la donna balla senza il suo compagno, in omaggio ai prigionieri scomparsi della dittatura di Augusto Pinochet; a La Moneda, che è il palazzo del governo, dove abbiamo cantato El Baile de los que Sobran (Il ballo di quelli che sono di troppo), della banda cilena Los Prisioneros, l’inno di questa rivoluzione…

Perché questa è la rivoluzione di quelli che sono di troppo, dell’enorme maggioranza dei cileni che non appartengono all’élite del potere, del denaro, della corruzione e, oggi, dei criminali contro l’umanità e dei loro complici per azione o omissione nel potere politico.

di Claudia Aranda