CHILE DESPERTO’ (Il Cile si è svegliato)

Autore: - Sezione: Attualità
CHILE DESPERTO’ (Il Cile si è svegliato)

“Rischiavano la strada e per un uomo
ci vuole pure un senso a sopportare
di poter sanguinare
e il senso non dev’essere rischiare
ma forse non voler più sopportare.”
Fabrizio De Andrè, La bomba in testa


Dallo scorso 18 ottobre in Cile è scoppiata una vera e propria rivolta sociale contro il governo del presidente Sebastián Piñera, che ha risposto affidando la repressione di queste manifestazioni pacifiche all’esercito.

Immaginate un paese dove i soldati puntino le armi contro i propri compatrioti, colpevoli solo di essere scesi in piazza a manifestare per i propri diritti. Immaginate che tale situazione duri dal 18 ottobre e non sembri destinata a fermarsi perché nessuno dei due schieramenti è intenzionato a cedere.

Il presidente Piñera, nel giustificare l’intervento dell’esercito ha definito la situazione cilena attuale uno stato di guerra. Eppure in guerra i feriti ed i morti solitamente si distribuiscono nei due opposti schieramenti, mentre in Cile tutte le vittime sono in un unico fronte, quello del popolo.
E neanche in guerra i crimini perpetrati dal governo cileno sarebbero tollerabili.

In un mese di scontri, infatti, ci sono stati morti, feriti, disordini ed una plateale e sfrontata violazione dei più basilari diritti umani: arresti illegali, processi sommari, torture, violenze sessuali, persone scomparse (i cosiddetti desaparecidos), soccorritori aggrediti mentre cercano di prestare soccorso ai feriti ed un numero impressionante di mutilazioni oculari.

Quest’ultimo fenomeno è quello più toccante della vicenda. Centinaia di manifestanti, infatti, sono stati attinti dai proiettili di gomma scagliati dai soldati e hanno perso l’uso di uno o di entrambi gli occhi.
I proiettili, poi, sono solo formalmente di gomma, perché in realtà sotto il rivestimento esterno racchiudono un’anima di metallo che li rende pericolosissimi e dannosissimi per le vittime, che spesso sono protette da protezioni di fortuna.
Le proporzioni di questa tragedia umanitaria rischiano di essere impressionanti, non solo nella contingenza, ma anche nel lungo periodo. Si pensi a questa generazione di futuri ciechi, futuri disabili che peseranno sull’economia cilena e che cresceranno stigmatizzati e col risentimento verso il proprio paese.

Ma cosa ha spinto un paese apparentemente tranquillo e benestante come il Cile a scendere in piazza affrontando una repressione così crudele?
E perché in Europa, e soprattutto in Italia, se ne parla così poco?

La miccia che ha fatto esplodere la protesta è stato l’aumento di 30 pesos dei mezzi pubblici della capitale, Santiago del Cile.
Evidentemente si capisce che questo aumento non può giustificare giorni e giorni di proteste, manifestazioni oceaniche (a Santiago sono scesi in piazza 2 milioni di persone) e non può immaginarsi che tutte queste persone scendono in piazza a rischiare la vita, la vista e la libertà per 30 pesos, ossia circa 50 centesimi.

Le ragioni di questa rivolta, sono, evidentemente più profonde e gravi di un banale aumento dei mezzi.
Solo chi conosce il Cile può comprendere quanto e quanto a lungo i cileni hanno sopportato prima di ribellarsi.

In Cile è praticamente assente il wellfare: scuola, salute, infrastrutture sono inaccessibili alla maggior parte della popolazione che non può permettersi di pagare.
Si valuta che nel 2018 siano morte circa 6.000 persone in attesa di ricevere le cure dal sistema sanitario nazionale.
Chi non ha i soldi per andare a scuola non studia.
Chi non ha i soldi per accedere ai mezzi pubblici non si muove.
Chi non ha i soldi per l’ospedale muore.

In Cile il Governo ha deciso di non far pagare agli imprenditori le multe per le tasse non pagate, applica la legge antiterrorista a chi si oppone all’IVA o al fracking.

In Cile le pensione sono uguali al 25/30% degli stipendi, il reddito pro capite è maggiore a quello di Grecia, Portogallo e Spagna e poco inferiore a quello italiano, ma la medio di uno stipendio è di 500,00 euro per 45 ore di lavoro settimanale .

In Cile esiste una minoranza etnica, i mapuche, discendenti della civiltà precolombiana, che da sempre ha subito ogni tipo di discriminazione dal governo centrale.

In Cile i fiumi, le montagne non appartengono al demanio, ma appartengono a dei privati. Per quanto possa apparire impossibile a noi occidentali, in Cile non esiste il concetto di acqua pubblica.
Sarebbe come se da noi il Po fosse venduto agli Agnelli, il Ticino ai Benetton, l’Adige a Vittorio Feltri, se il Tirreno e l’Adriatico, non le spiagge, ma il mare, fossero di proprietà di Berlusconi e associati. Se le Dolomiti fossero di Luxottica, parafrasando il blogger Rodrigo Andrea Rivas.
Le conseguenze di questo fatto sono che i privati possono disporre liberamente dell’acqua.
Quindi se il proprietario del fiume che fornisce d’acqua un villaggio decide che quel fiume deve essere deviato il villaggio rimane senza fonte d’acqua e gli abitanti dovranno pagare quello stesso privato per avere l’acqua, che ovviamente la fornirà a prezzi molto elevati.

In Cile, inoltre, non hanno una costituzione. O meglio, la costituzione cilena è una costituzione soltanto formalmente, perché promulgata dal dittatore Pinochet e perché priva di qualsiasi tutela democratica tipicamente contenuta in una carta fondamentale.

Questi sono i motivi per cui i cileni si sono ribellati, e per cui da circa un mese ogni giorno centinaia di migliaia di persone scendono in piazza senza paura e senza soluzione di continuità.
Senza arretrare mentre l’esercito spara.
Chiedendo le dimissioni del governo e la convocazione di un’assemblea costituente.

I 30 pesos sono solo l’evento che ha fatto svegliare il cileno, per parafrasare uno dei motti dei manifestanti, Chile despertò.

Dall’inizio delle manifestazioni i cileni hanno ottenuto numerose vittorie, perché il governo cileno, stretto nella morsa del popolo ha elargito sostanziali concessioni e, soprattutto, i principali partiti hanno sottoscritto un accordo per permettere al popolo di votare la propria Costituzione.
Una nuova Costituzione scritta dal nulla, senza legami con i regimi del passato e che sia votata da membri eletti dal popolo.

In pratica, la vicenda cilena, dimostra che un popolo guerriero indomito in un mese di coraggiose proteste può realizzare l’impossibile: sconfiggere un nemico che uccide, rapisce, tortura, accieca e violenta rendendo equo un paese ingiusto ed arrivando a cambiare una costituzione vecchia di 40 anni.

Ed allora perché i giornali italiani non parlano delle conquiste del popolo cileno e delle sue lotte?
La risposta a questa domanda, forse, va individuata nel fatto che il principale proprietario dei fiumi cileni è l’italiana ENEL.

Ed allora, se i giornali per evidenti motivi non possono diffondere queste notizie è bene che i popoli d’Europa conoscano la storia dei cileni e che seguano il loro esempio.

Perché come i cileni stanno vincendo la loro battaglia allora anche noi europei possiamo svegliarci e lottare per sciogliere le catene che ci opprimono.

De pie, luchar
el pueblo va a triunfar.
Será mejor la vida que vendrá
a conquistar nuestra felicidad
y en un clamor
mil voces de combate se alzarán,
dirán canción de libertad,
con decisión la Patria vencerá.
Y ahora el pueblo
que se alza en la lucha
con voz de gigante
gritando: ¡adelante!
El pueblo unido, jamás será vencido,
el pueblo unido jamás será vencido…
In piedi a lottare
il popolo trionferà.
Sarà migliore la vita che verrà
a conquistare la nostra felicità
e in un lamento
mille voci di lotta si alzeranno,
diranno canzone di libertà,
con decisione la Patria vincerà
E ora il popolo
che si alza nella lotta
con voce da gigante
urlando:avanti!
Il popolo unito, non sarà mai sconfitto
Il popolo unito, non sarà mai sconfitto