Il tricolore sul campanile

Autore: - Sezione: Attualità
Il tricolore sul campanile

La stesura di questo saggio, è nata dal confronto avuto in occasione di un incontro con un grande esempio di umanità, una circostanza di dialogo con un padre gesuita, U.C., che ringrazio perché vero esempio di rettitudine.
Si riportano di seguito considerazioni e riflessioni emerse nel dibattito.

Qualunque cosa noi facciamo in questo Mondo, lor signori, nel compierla, noi pratichiamo politica! Ciò che si fa incide sulla comunità a cui si appartiene, pur essendo un piccolo granello nel mare di sabbia di una grande Nazione, con il proprio agire si ha una responsabilità verso la collettività. Stante questa affermazione, che dire di un prete davanti alla sua assemblea di fedeli, professante l’omelia della domenica? E’ questo un esempio di politica? Ebbene sì, lo è, ma lo è se intendiamo la politica nella sua accezione più nobile, quella cioè che la descrive come servizio verso il prossimo e non come tentativo di raggiungere una certa forma di potere. Predicare l’onestà è fare politica, spiegare la fedeltà al valore dei comandamenti è fare politica, esortare le persone ad agire secondo il bene comune, agevolando la comprensione della corresponsabilità che esiste nel difenderlo, questo è fare politica.

Qual è la missione della Chiesa? Creare un contesto in cui si possano esercitare amore e carità, è forse questa politica? Diamine se lo è, perché politica è amore per il prossimo. Avere coscienza politica significa creare l’habitat che permette il raggiungimento delle vocazioni personali, con il rispetto delle vocazioni altrui. Ad affermare questo è S. Tomaso d’Aquino. L’ideale cristiano di società, è incentrato sull’apertura reciproca e sulla solidarietà, perché dunque non riabilitare la politica ispirandosi all’universalità dei principi e dei valori della cristianità? Perché la dottrina morale laica, non può consolidare le sue fondamenta a partire dalla riaffermazione delle basi comuni esistenti con il mondo cristiano? Riorientarsi al bene comune è forse forma di eccessività religiosa? Qui non si parla di assolutizzazione di un’ideologia, si parla di accelerare il ritorno alla predicazione dei valori fondamentali dell’uomo, nel rispetto del linguaggio del laicismo.
Non c’è niente di meglio che provare ad esemplificare. Cosa significa impegnarsi per la comunità? In linea di principio questo può voler dire impegnarsi a trattare gli altri con passione e compassione, così come del resto a propria volta si desidera essere trattati. Oggigiorno incertezza, smarrimento e precarietà hanno generato paure e chiusura individualistica. Sovente, si sente dire a gran voce: “Esisti tu!” gridato in chiave di riaffermazione dell’io, ma sarebbe più giusto aggiungere: “Esisti tu, perché esistono anche gli altri!”.
Ci troviamo a fronteggiare un momento storico in cui c’è urgenza di multi focalità nello spettro di osservazione, è giusto affermare e preservare l’interesse del singolo, ma è ancor più giusto farlo senza dimenticarsi che l’io è immerso in una collettività che lo completa e che non può essere accantonata. Dunque è doveroso difendere l’io, ma nell’interesse della continuità del bene comune, così come in un muro ogni mattone è importante, ma è il sostegno derivante dalla loro unione a fare la differenza.