Riflessioni di Grande Politica

Autore: - Sezione: Politica
Riflessioni di Grande Politica

La politica, in primis europea e dunque, di riflesso, anche nazionale è indubbio che stia vivendo una crisi molto profonda. Questa situazione arida, non può solamente essere spiegata attraverso una mera interpretazione scientifica dei fatti contemporanei di matrice economico sociale, deve essere compresa anche da un punto di vista spirituale. La crisi infatti è trascendentale e solo conseguentemente empirica. Certamente nell’ultimo ventennio, la centralità del fattore umano è venuta via via a mancare e l’aridità sociale ha cominciato ad essere protagonista, spianando la strada all’individualismo. Si parla proprio per questo, di crisi radicale delle condizioni di possibilità della Politica, che ha dato luogo ad una situazione di paralisi. Si noti come oggigiorno sia molto difficile assumere una linea politica ferma, irremovibile, chiara e precisa intorno ad una qualsiasi questione di attualità.
La Politica si è impoverita nella sua anima, ovverosia nel suo vero motore, la filosofia, il suo ardore. Essa è infatti pensiero, luogo in cui si elaborano problemi e soluzioni. Il pensiero, capace dunque di problematizzare questioni e identificare la loro risoluzione, si è caratterizzato in questo tempo come interpretazione empirica e razionale della fenomenologia economico sociale, incapace di tracciare rotte da seguire, imperniato nell’affrontare nevroticamente tematiche del breve periodo, dimenticandosi di costruire per il medio e lungo termine, per dare adito a stabilità e progresso, a discapito di incertezza e stagnazione. Bisogna restituire dignità alla Grande Politica, immaginandola come capacità dell’uomo di agire per l’uomo.
Le classi politiche odierne, nell’agire, sposano prevalentemente il pragmatismo e per questo sono accusate di aver perso autorevolezza e sono perciò tenute a distanza dalla filosofia. Di pari passo, in filosofia, sussiste troppo relativismo e si è persa universalità, finendo per far prevalere una dimensione di scetticismo impotente, troppo incastrata nel concepire l’uomo come unità di misura dell’agire. Politica e filosofia devono tornare a relazionarsi costruttivamente per dare alla luce l’azione del cambiamento. Il ritorno della Grande Politica non può che essere determinato perciò dal riavvicinamento vicendevole di politica e filosofia. Mai come oggi si ha bisogno di Grande Salute all’interno della Polis e, come argomentato da Nietzsche, solo la Grande Politica è capace di farsi portatrice di Grande Salute. Si badi bene ad intendere correttamente qui, che il concetto di grandezza è qualitativo, è natura, non quantitativo. La globalizzazione costringe a fare politica locale in scala globale, è necessario affrontare il tutto che insiste in ogni parte. La politica si fa cosmica, è una metamorfosi dell’atteggiamento che si assume la responsabilità del tutto della natura che accade. Si parla sia di democrazia, che di pragmatismo, si parla di atteggiamento di verità, di come non di quanto raggiungerla. La verità infatti si fa e si rivede costantemente. La verità, obiettivo della Grande Politica, è un processo, frutto del riformismo che non è assolutamente da intendersi come adeguamento dell’agire ad un ideale distante in quanto assoluto. Agire è l’alpinista di Brecht che, osservato a distanza, mentre non si dirige sulla vetta, pare tradire per questo, mentre invece è solo alla ricerca di un percorso migliore, agire è dunque errore dell’errare, l’emblema del riformista. La Grande Politica di Nietzsche è fisiologia politica dell’allevamento, è guerra al vizio, è creare un partito della vita con tutto il resto che segue da quanto procede. E’ sperimentare, credere nel cambiamento, farsi fragili divenendo eccezione, questa è la chiave di lettura del grande agire politico.
La salute è forza e la forza è cambiamento. La Grande Salute è sperimentare, è riformare. Che malattia affligge allora la nostra Europa? La malattia della volontà, Europa è l’Amleto che ha forza di sapere, ma non agisce. Il problema è che si sostituisce la morale alla politica ed il tribunale della morale accetta solo il tutto, non qualcosa e dunque paralizza un’azione al suo albore in quanto incompleta in partenza. Per tornare a fare politica bisogna poter agire sostenuti dalla filosofia, magari ispirata alla morale, ma non vincolata ad essa; è necessario riformare per garantire la salute, è necessario prendersi cura, professare l’ “I care” verso il tutto, dando adito ad una corrente partecipativa, positiva, in cui civismo e politica concorrono in un contesto prettamente democratico. Questa è la grande politica, il fare dell’uomo per l’uomo grazie alla guida della filosofia, luce del pensiero.