Un sabato per osare. Non resta che fare!

Un sabato per osare. Non resta che fare!

Ed ancora in tempo di pandemia, ci siamo ritrovati, sì davvero, ci siamo ritrovati veramente in un salotto con tanto di finestra aperta, PC e TV accesi, ben distanziati, sì, abbiamo rotto gli schemi del distanziamento sociale osando un poco, tornando a condividere un’esperienza reale, non digitale, vera, con la voglia di “fare” e di costruire, abbiamo seguito un corso di formazione politica ispirante per il nostro prossimo futuro. Ospiti illustri si sono susseguiti in vari interventi, in diversi momenti della giornata, parlando di città, di attivismo sociale, di formazione e informazione, di terzo settore, di università, di tecnologia, di corpi intermedi, di giovani e di anziani, di bisogni concreti come un alloggio per vivere e di verità, di difficoltà economiche ma anche di voglia di cambiamento per “fare” un balzo ed esser capaci di abbracciare le esigenze delle persone, nuove rispetto a prima, figlie della scossa paralizzante che ci ha tramortiti, di nome COVID19.
È stato un momento per fermarsi, soffermarsi, ascoltare, riflettere, far tesoro di spunti e prepararsi ad agire, sì, agire con la “A” maiuscola e quindi osare e “fare” per ridefinire un nuovo equilibrio democraticamente accettabile per il nostro tempo. Ordinatamente, con maestria organizzativa a guisa di talk show, in torre PWC a Milano, ogni parola spesa dai relatori si è inanellata oggi 20 febbraio 2021 in argomenti di massima attualità; si sono espressi relatori del calibro di: De Rita, Abbadessa, Resta, Anelli, Rocca, Toselli, Pesenti, Soglio, Fosti.
La sintesi di ampio respiro: ripristinare relazioni collaborative e di cooperazione fra attori del tessuto democratico, calare cioè ponti levatoi fra il mondo della pubblica amministrazione, il mondo dell’imprenditoria privata e quello del terzo settore facendo leva sul capitale umano, le persone, che per definizione sono pura energia in movimento, come direbbe Matisse. In tempi di emergenza e, la pandemia, come sappiamo lo è, il “fare” assume un connotato più efficace, più vigoroso, più incisivo e mirato, instradato in linee guida e non appesantito dalla burocrazia; il “fare” oggi è possibile in modo snello; quasi in ottica di Realpolitik, con approccio analitico ma pensiero umanistico, serve inquadrare i bisogni delle persone, di adesso, d’oggi, dell’ora e secondo la scuola d’azione del project management, determinare obbiettivi perseguibili, soppesare risorse da impiegare, avviare iniziative, mobilitare persone e tutto quanto serva per raggiungere i risultati sperati.
È una chiamata a “fare” quella divulgata dalle fondazioni Costruiamo il Futuro e Nuova Generazione. Una chiamata che non resterà inascoltata. È questo il momento di scendere in campo per ritrovarci in una democrazia nuova, attiva, partecipativa e partecipata, viva e, soprattutto, vicina alle persone. Troppo spesso in quest’ultimo periodo è prevalsa in noi la lamentela e la rabbia per una realtà arida ed a volte spietata. I social non hanno fatto altro che dare eco a questo malessere profondo, alimentando il senso di impotenza ed ingiustizia, quasi a sottintendere che da questo tempo di difficoltà non ci si possa aspettare nulla di ultimamente positivo. Eppure, in ciascuno di noi rimangono inestirpabili, due desideri profondi: il primo è accogliere una speranza che ci permetta di guardare in faccia la realtà senza paura; il secondo è donarci agli altri, come sappiamo, come riusciamo, assecondando quel punto di verità nel profondo del nostro cuore che ci fa sentire fratello chiunque soffra. Non resta che “fare”! E allora, facciamo, non restiamo a guardare, diamo il nostro contributo nel quotidiano!